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"Le auto elettriche avvelenano il pianeta più del diesel": l'automotive deve cambiare strada?
Ti chiedi mai se stai andando nella giusta direzione?
Hai mai paura che gli sforzi che fai ogni giorno siano inutili e non ti stiano portando dove desideri?
“La vita è la somma delle tue scelte”, se lo dice un Premio Nobel per la Letteratura come Albert Camus c’è da crederci.
Chiederci se stiamo davvero facendo ciò che è necessario per raggiungere i nostri obiettivi aiuta. Vuol dire non prendere decisioni superficiali e soprattutto ridurre il margine d’errore.
Ora, appunto, chiedermi se stessi procedendo nel senso corretto a volte mi ha messo faccia a faccia con amare realtà, suggerendomi (intimandomi!) di correggere la mira. Una lezione che ho imparato a mie spese molto presto.
Vedi, la mia grande passione sportiva è sempre stata il basket ma… chi in Italia non ha mai sognato di diventare un calciatore da bambino?
Ai miei tempi condividevo con molti ragazzini della mia età il mito di Roberto Carlos. Terzino brasiliano veloce e tecnico, ma soprattutto dotato del tiro più potente mai visto prima. I suoi gol facevano il giro del Mondo, se segui un po’ il calcio sai benissimo di cosa stia parlando…
“Ok ma… mi dirai anche perché le auto elettriche inquinano più del diesel?!”.
Ci arrivo, non temere. Seguimi, presto capirai perché.
“Devo calciare forte come lui!”, pensavo. E via a provare e provare. Settimana dopo settimana, mese dopo mese, al campetto, in cortile, in casa (mia mamma se lo ricorda bene…!) a calciare questo pallone con tutta la forza che avevo in corpo. Calciavo, calciavo e provavo a capire come avrei potuto farlo sempre più forte.
Poi arrivava il momento della partita.
Tiravo più forte? Sì. Facevo più gol? Macché!
Risultati: tiro alto. Largo. Fuori misura. Contro la barriera.
“PASSALAAAAAAAAA”. Ripensare adesso all’urlo disperato di Paolo, un mio caro amico d’infanzia estenuato dai miei errori, mi fa sorridere di gusto. Oggi, perché allora invece mi gettò nello sconforto.
Dove sto sbagliando? Farmi delle domande mi ha permesso di ricordare la cosa più semplice di tutte: nel calcio non c’è un premio per chi tira più forte di tutti.
Così come il gol dell’industria automotive è essere più sostenibile per l’ambiente.
Siamo sicuri che investire sull’elettrico ci porterà in questa direzione?
Per fare gol, oltre alla potenza (ancor più della potenza) è necessaria la precisione. Stavo semplicemente mirando all’obiettivo sbagliato. Gli sforzi che stavo facendo mi permettevano sì di progredire in quell’aspetto, ma a che scopo?!
“PASSALAAAAAAAA!”, è stato un brusco, traumatico risveglio. Ma mi ha permesso di ripensare a ciò che stavo facendo (grazie, Paolo) e migliorarmi, badando più a dove avrei dovuto indirizzare il tiro piuttosto che a che velocità sarei riuscito a far correre il pallone.
Ok, poi non ho comunque giocato in Serie A e il mio cuore ha continuato a battere più forte per il basket che per il calcio, ma è stata una lezione molto utile. Anche per fare qualche “tripla” in più…
Veniamo a noi. Ero a casa, pochi giorni fa. Spesso dopo cena mi rilasso un po’ e mi informo sullo stato dell’arte dell’automotive.
Ora sei pronto a sapere perché ti ho raccontato del mio passato da giovane calciatore.
Perché ho avuto davanti agli occhi i risultati dello studio condotto dal prof. Christoph Buchal dell’Università di Colonia con la collaborazione di Hans-Dieter Karl e Hans-Werner Sinn di IFO, Istituto di Ricerca di Monaco, sull’impatto ambientale delle auto elettriche.
E quindi?
Ho pensato che leggendolo i car makers che stanno investendo tantissimo nelle EV Car potrebbero aver provato una sensazione molto, molto simile a quella vissuta dal piccolo Giovanni che provava a inseguire Roberto Carlos.
La conclusione cui gli studiosi tedeschi sono arrivati ti sorprenderà.
“I veicoli elettrici hanno emissioni di CO2 significativamente più elevate rispetto alle auto diesel”.
Difficile da credere, vero? Eppure…
Eppure c’è di più. Secondo quanto programmato dell’UE, entro il 2030 dovrebbe essere raggiunto il limite di emissioni di 59 grammi di CO2 per chilometro, equivalente a un consumo di 2,2 litri di gasolio o 2,6 litri di benzina per 100 chilometri.
“Un obiettivo – scrivono i ricercatori tedeschi – tecnicamente non realistico”. Aspetto del quale le case automobilistiche sono piuttosto consapevoli ed in ragione di ciò stanno gradualmente spostando il focus della loro ricerca sull’offerta di auto elettriche.
Analizzeremo insieme i dati prodotti dagli studiosi tedeschi a supporto di conclusioni così forti, ma andiamo per ordine.
Che le vetture del futuro debbano essere più leggere e meno inquinanti ce lo dicono le risorse a disposizione, oltre alle esigenze sempre più urgenti di sostenibilità evidenziate dal pianeta che abitiamo. I cambiamenti climatici in atto ci costringono ad agire. A cambiare. A farlo in modo concreto, deciso e soprattutto rapido.
L’opzione full electric è percorribile? Certamente!
Come ben sai tuttavia presenta una serie di inconvenienti:
• L’abitudine dei consumatori ad utilizzare il diesel (con il relativo boom di vendite di Volkswagen nel 2018) va comunque tenuta in forte considerazione.
• Alti costi, scarsa autonomia, problematico smaltimento delle batterie, necessita di strutture per la ricarica, etc. Sono tutte cose che conosci già, inutile ribadirle ulteriormente.
• Quanto emerso dallo studio tedesco rispetto all’effettivo impatto ambientale pone ulteriori, enormi dubbi sulla sostenibilità di questo modello di produzione.
“Le emissioni di CO2 delle auto elettriche pesano sull’ambiente dall’11% al 28% in più rispetto alle auto diesel”, secondo il prof. Buchal e il suo team.
Com’è possibile?
Il problema è legato alla notevole quantità di energia utilizzata nell’estrazione e nella lavorazione di litio, cobalto e manganese che sai benissimo essere materie prime fondamentali per la produzione di batterie per auto elettriche.
Andiamo agli esempi concreti, seguimi:
1) Una batteria per un Tesla Model 3 produce un impatto ambientale che varia da 11 a 15 tonnellate di CO2.
2) Ogni batteria ha una durata di circa dieci anni e un chilometraggio totale di 94.000, significherebbe da 73 a 98 grammi di CO2 per chilometro.
3) Tenendo conto inoltre delle emissioni generate dalla produzione di elettricità utile alle ricariche, Tesla produrrebbe in realtà da 156 a 181 grammi di CO2 per chilometro. Significativamente più – ad esempio – di una Mercedes diesel della stessa fascia.
A questo sono arrivati gli autori dello studio, che hanno definito questa catalogazione UE “fuorviante”.
Ed è così che torniamo all’interrogativo iniziale: l’industria automotive che guarda all’elettrico come alla panacea di tutti i mali sta davvero andando nella giusta direzione?
Una premessa è necessaria. Il più grande vantaggio della diffusione delle auto elettriche sarebbe l’assenza di emissioni locali in aree densamente popolate.
Francamente? Penso che l’elettrico possa essere il futuro.
Intanto, però, il pianeta coniuga il tempo al presente.
Senza una soluzione al significativo inquinamento prodotto dall’attività mineraria necessaria alla produzione delle batterie e in mancanza di espedienti per un riciclaggio coerente, anche senza i problemi connessi a ricarica e durata della batteria, la promessa green offerta dalla mobilità elettrica è piuttosto traballante.
L’obiettivo, “il gol”, è sempre quello di essere meno inquinanti, ed esserlo da subito. Non dimentichiamolo.
Oggi, le evidenze ci dicono che l’industria automotive non è pronta ad abbracciare la rivoluzione elettrica e deve, quindi, guardare immediatamente ad alternative sostenibili ed efficaci.
Ecco perché questa riflessione mi porta a pensare che in SAPA stiamo viaggiando verso la giusta meta.
Da diversi mesi abbiamo aderito a un programma di ricerca chiamato LIFE BIOBCOMPO che, insieme a CRF, FCA e SOPHIA e con il sostegno dell’Unione Europea, si propone di ridurre entro giugno 2021 le emissioni di CO2 dell’8%.
Come?
Attraverso l’alleggerimento dei componenti e l’utilizzo di materiali compositi, sostituendo le fibre minerali convenzionali con fibre a base biologica che promuovono quindi l’uso di risorse più sostenibili. Una filosofia che è poi la base del Metodo One-Shot®, brevettato da SAPA e già industrializzato.
Si tratta del processo più veloce al mondo per produrre componenti auto con:
• MENO PESO
• MENO SPRECHI
• MENO TEMPO
• ALTE PERFOMANCE QUALITATIVE
Il sistema brevettato One-Shot® si pone come alternativa al sistema tradizionale offrendo la possibilità di raggiungere gli stessi obiettivi di riduzione degli sprechi, di alleggerimento dei componenti, di velocizzazione dei tempi che si pone l’elettrico. Ma senza i problemi che l’elettrico, al momento, comporta come abbiamo visto.
La verità è che quando si parla di sprechi e di inquinamento si pensa subito al carburante, ma esiste anche un inquinamento produttivo dovuto a processi lunghi o a sistemi non ottimizzati. I componenti realizzati con il Metodo One-Shot® vengono creati con un solo stampo e in un’unica isola produttiva.
Hai già capito a quale conclusione io sia arrivato, vero?
• Risparmi energia per la produzione, meno sprechi ed emissioni con la nostra produzione snella: una sola isola produttiva, un solo stampo.
• Automobili più green ed economiche: meno consumi e meno emissioni di CO2 grazie ai nostri componenti più leggeri.
• Il Pianeta Terra ti ringrazia: la maggior parte dei nostri componenti è 100% riciclabile
• Obiettivi di Horizon 2020 più vicini: il Metodo One-Shot® è la soluzione migliore offerta dall’industria automotive attualmente.
Non ci è dato sapere se il futuro dell’automotive sia l’elettrico. Certo è che le esigenze legate alla sostenibilità e alla ricerca di soluzioni che ripensino l’auto daccapo sono concrete e chiedono un’applicazione immediata.
Qualunque sia il tipo di auto che tu voglia produrre, se l’obiettivo è ridurre le emissioni lo stato dell’arte dell’automotive dice che non ci sia una soluzione più efficace e concreta del Metodo One-Shot®.
Valutiamo insieme l’applicazione del metodo one-shot® al progetto su cui stai lavorando. compila il form che trovi di seguito, verrai contattato entro 24 ore!