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Il segreto per fare carriera nell'automotive
Tarda sera, la cena è appena finita.
Con gli amici più cari quando è possibile ci ritroviamo in un posticino in campagna.
Cucina tipica (delizie beneventane, of course), chiacchiere, risate, semplicità. Una pausa a volte è necessaria, sono certo che puoi capirmi.
Arrivano gli amari. Il momento in cui ci si distende davvero.
Accanto a me Mario, non saprei dire da quanto tempo ci conosciamo.
“Giovà, ho deciso di cambiare auto. Mi credi se ti dico che mi ero dimenticato che stress fosse sceglierla? Senti, ma secondo te se scegliess…”, si ferma all’improvviso.
Cambia espressione. Sembra affranto.
“Mamma mia Giovà, tu già passi la vita a pensare alle macchine. Scusami, non vorrei annoiarti stasera che ci stiamo rilassando”.
Mi è venuto da ridere.
Perché?
So che mi vuole bene e la sua preoccupazione era sincera ma se riesco a dedicare la mia vita alle automobili è perché… le amo. Amo ciò che faccio.
Pensaci, ti stancheresti mai di parlare di ciò che ami? Ti potrebbe annoiare ciò che ami?
Certo, anche parlando delle nostre passioni le conversazioni possono essere più o meno interessanti. Più o meno stimolanti. Questo è vero, ci mancherebbe.
Probabilmente il segreto è ricreare un’atmosfera intima, confidenziale.
E avere un interlocutore con il quale condividere la stessa passione per l’argomento (o che abbia una specifica urgenza, come il buon Mario…).
Esattamente quello che è successo in occasione dell’intervista che ho avuto il piacere di rilasciare ad Automobil Industrie.
Merito, naturalmente, del giornalista che mi ha intervistato.
Un professionista della stampa spesso è informato sul suo settore quanto e più degli addetti ai lavori, sono certo tu possa immaginarlo.
Del resto, se lavori per una rivista specialistica e quella rivista è Automobil Industrie – storico mensile tedesco che vanta la prima uscita nel 1955 – non può essere altrimenti: la passione per il settore automobilistico ti scorre nelle vene.
Proprio come scorre nelle mie.
Ecco perché condividere con lui idee e opinioni, provare a ipotizzare insieme gli scenari futuri dell’automotive è stato davvero un piacere.
Come sai, ciò che leggiamo sui giornali è l’estrema sintesi di ciò che intervistato e intervistatore si dicono davvero.
Un amico giornalista mi ha spiegato che c’è una cosa che il bravo reporter deve fare per ottenere un’intervista interessante.
Di che si tratta? Prima di iniziarla davvero, deve spendere del tempo per conversare con l’intervistato.
In questo modo raccoglie ulteriori informazioni, crea empatia, rompe il ghiaccio e mette l’interlocutore a suo agio.
Lo sanno bene anche in Germania e non ti posso nascondere che – nel tempo che ha preceduto l’intervista vera e propria – è successa una cosa che mi ha fatto davvero piacere.
Vedi, il nostro obiettivo in SAPA è rispondere alle più urgenti necessità del mercato automotive.
Le abbiamo individuate nella riduzione degli sprechi, delle emissioni, dei costi di produzione e nel garantire una produttività infinita, senza più fermi linea.
Consapevoli, peraltro, che per conquistare un car maker e farlo uscire dall’abitudinarietà servisse qualcosa di eccezionale.
Brevettare una soluzione – efficace, sicura, veloce – che non fosse riferita a un singolo componente ma che fosse invece replicabile su tutta la catena di produzione è ciò su cui ha lavorato il nostro reparto di Ingegneria dell’Innovazione.
Così siamo arrivati a brevettare il Metodo One-Shot®.
Chi mi ha intervistato era curioso, conosceva molte delle sue caratteristiche. Voleva capire come fossimo arrivati a brevettare il metodo più veloce al mondo per produrre componenti auto.
Tutto questo mi ha dato ulteriore slancio: stiamo andando nella direzione giusta.
Quando mi ha chiesto, “che consiglio darebbe a chi vuole fare carriera nell’automotive?” la risposta è stata semplice.
“Sicuramente di non fermarsi davanti alle apparenze, ma indagare sempre il vero motivo delle cose”.
Che poi è ciò che ha fatto SAPA.
L’apparenza era dover produrre i componenti auto necessariamente in più passaggi, come la metodologia tradizionale e tecnologie prive di innovazione da decenni sembravano voler suggerire. Anzi imporre.
Indagando sul vero motivo delle cose, abbiamo capito che fosse possibile comprimere tutti i passaggi in un solo metodo all-in-one che garantisse:
In questi anni ho fotografato bene la persona che è in grado di cogliere a pieno l’essenza, e le piacevoli conseguenze, dell’adottare il Metodo One-Shot®.
Ecco l’identikit: ha una mente flessibile, è animato dalla motivazione di trovare la migliore soluzione prima di tutti. Insomma, ha davvero intuito in che direzione sta andando l’automotive.
Tu sai bene che la metodologia tradizionale ti mette davanti a dei problemi. E continuerà – inevitabilmente – a farlo.
Sono problemi che conosci bene. Che hai affrontato, che affronti, che ti hanno innervosito, disturbato, creato noie con i tuoi superiori.
Problemi che ti hanno stancato.
Hai già fatto tanto, lo so, ma i risultati non sono ancora soddisfacenti.
Credimi, non hai faticato invano. Non hai sprecato il tuo tempo.
Ti manca solo un pezzo.
Quello aggiunto dalla ricerca SAPA, dal Metodo One-Shot®.
A volte basta poco. L’idea giusta, al momento giusto, per la persona giusta.
È davvero tutto qui.
L’idea per la quale i nostri ingegneri hanno lavorato giorno e notte per settimane, mesi, collezionando insuccessi e riprovando ancora, e ancora.
Fino ad avere in mano quella soluzione che cambia, davvero, il modo di concepire la produzione di componenti per auto.
La forza dell’idea, tua, di sposare il cambiamento e condurre la tua azienda in quel futuro che – per chi ha già adottato One-Shot, da Jeep a Volkswagen – è già presente.
PS. Di questi tempi scegliere una macchina può essere davvero complicato. Poi il consiglio al mio amico Mario l’ho dato. Spero abbia risolto i suoi dubbi…
A presto,
Giovanni Affinita
General Manager e membro del consiglio di Amministrazione di SAPA
Valutiamo insieme l’applicazione del metodo one-shot® al progetto su cui stai lavorando. compila il form che trovi di seguito, verrai contattato entro 24 ore!