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Devi ridurre le emissioni? Comincia dalla produzione!
C’era una volta il tempo in cui si pensava solo a lavorare, senza neanche porsi il problema “delle conseguenze”.
Era il secondo Dopoguerra, un periodo in cui l‘Italia uscì con le ossa rotte e c‘era da ricostruire tutto.
E andare a lavorare.
Fu il periodo della rinascita industriale, in cui l‘automotive e l‘indotto che si andava creando diventava l‘arpione a cui aggrapparsi per una rivincita sociale dopo le bombe che avevano azzerato i sogni di molte famiglie.
Nessuno si preoccupava della schiena spezzata, dei sistemi di sicurezza del lavoro, o delle esalazioni di sostanze che venivano respirate proprio per via del tipo di lavoro che si faceva per campare.
Bisognava farsi il mazzo, senza possibilità di replica.
Ma al tempo stesso l‘automotive rappresentava l’aspirazione di quel popolo che con fatica e sacrifici stava ripartendo a fatica.
Il promettersi che con i primi soldi che avanzavano ci si sarebbe potuto permettere una 500 dei tempi. Una macchina fatta di motore, 4 ruote, volante e spinterogeno. Fine.
Insomma, era la ripresa dopo la guerra.
Una fase molto veloce della nostra storia, di cui si aveva bisogno come il pane. Ma che aveva i suoi lati negativi.
Chi si preoccupava dell‘inquinamento? Delle emissioni di CO2?
Nessuno, perché semplicemente non ce lo si poteva permettere.
Ma come accade sempre, la società cambia, cambiano i problemi, cambiano le soluzioni, cambia la consapevolezza che si ha su alcuni temi.
E in men che non si dica, si piomba nel 2020.
Anni in cui i cicli economici sono molto più rapidi.
In cui la dichiarazione di un amministratore delegato può spostare miliardi di capitalizzazione sui mercati finanziari.
Dove un‘indagine di un ente certificatore sulle emissioni può spostare le vendite di un interno comparto industriale, con tutte le conseguenze che questo si porta dietro.
Si cambia quindi paradigma.
Ma come stanno reagendo i car makers a tutto questo?
Rispondere alle sempre più stringenti normative sulle emissioni è una necessità che costa ai car makers milioni e milioni di euro ogni anno.
Già, perché la ricerca costa fatica e denaro.
Ecco la buona notizia. Abbiamo già sostenuto questi costi (e continueremo a farlo, SAPA investe il 4,5% del fatturato in ricerca e sviluppo ogni anno) e abbiamo la soluzione in grado di stupire i tuoi capi e farti fare un figurone nella prossima riunione aziendale.
Ecco perché ti consiglio di leggere questo articolo con grande attenzione.
Sono anni che lavoro nel mondo della componentistica automotive ricercando le migliori soluzioni ai problemi che frenano i car makers come te.
Posso quindi dire di vedere tutto questo mondo dal “dietro le quinte” e avere le idee piuttosto chiare quando si parla di emissioni e inquinamento dell’industria automotive.
La narrazione comune indurrebbe a pensare che le emissioni di un‘autovettura dipendano essenzialmente dalla combustione, e quindi dal motore.
Ed ecco che quindi scattano quelli che contrastano i motori diesel o inneggiano all‘elettrificazione delle quattro ruote, come se l‘inquinamento dipendesse solo dal tipo di motore.
O per meglio dire, come se si pensasse che il problema delle emissioni di un‘autovettura esiste solo nel momento in cui è a motore acceso.
Ma non voglio essere frainteso.
Non sto dicendo che il passaggio industriale che ci consentirà di avere vetture elettriche su larga scala sia “sbagliato”.
L’opzione full electric è una possibilità, seppure solo nel lungo periodo considerati tutti i problemi – che conosci bene – che ne frenano lo sviluppo al momento.
Sto dicendo che se si parla delle emissioni solo da un punto di vista prodotto centrico, si affronta il problema dal lato sbagliato o comunque si vede solo una porzione dello stesso problema.
L‘impatto vero arriva dal PROCESSO DI PRODUZIONE!
Sei stufo di budget previsionali costantemente risicati che ti piovono dall’alto dai tuoi superiori e che riesci a portare a termine in affanno come un atleta dopo una maratona di 50 km?
Ti fischiano le orecchie perché in azienda ti ripetono dalla mattina alla sera che le tue vetture devono rispettare limiti stringenti per le emissioni di CO2?
Ma nonostante tutto continui a leggere che i car makers per sostenere ingenti costi di ricerca e sviluppo sono disposti a fare casa dismettendo migliaia di lavoratori in giro per il mondo.
Ma, sai meglio di me che i tuoi superiori non vogliono lamentele ma soluzioni.
E come puoi “muoverti” in un contesto come questo, senza “rischiare” troppo la tua posizione, ma dimostrando di riuscire a proporre una soluzione strutturale che aiuterà la tua azienda a seguire le richieste di mercato?
Perché è anche qui che spesso arrivano le difficoltà, specie in un settore come il nostro. Un mercato che cambia continuamente in cui la velocità di risposta tante volte vince sulla qualità di quello che si mette sul mercato.
Ecco, come può una struttura aziendale elefantiaca tipica di gruppi industriali transnazionali come i car makers, vivere in un mondo del genere?
Potendo delegare via via una quota parte del proprio business.
D’altronde, il problema delle emissioni sta letteralmente sventrando marchi di automobili che sembravano intoccabili.
“Le spese necessarie per raggiungere gli obiettivi sulla CO2 richiedono misure globali per aumentare l’efficienza in tutte le aree della nostra azienda. Ciò include anche la razionalizzazione dei nostri processi e delle nostre strutture”
Queste le parole dell’amministratore delegato di Damler e capo di Mercedes, Ola Källenius che contestualmente ha anche annunciato tagli di 1.100 dipendenti tra operai e manager.
Per questo se stai cercando in tutti i modi di ridurre le emissioni, l’unica cosa che puoi fare è allearti con chi fa dell’ottimizzazione industriale la sua ragione di vita.
Per questo con Sapa, la One-Shot Company:
E adesso ti spiego come.
Ma intanto, cosa lega l’ottimizzazione industriale alla riduzione delle emissioni?
Snellire la produzione vuol dire impiegare meno energia, essere più veloci, produrre in una singola isola produttiva, avere meno sprechi.
Queste sono tutte cose che indirettamente incidono sulla riduzione delle emissioni.
Ed è per supportare i car makers nella difficile lotta dei parametri delle emissioni di CO2, che SAPA ha creato LIFE BIOBCOMPO, il progetto sostenuto dall’UE con il quale diminuiremo le emissioni di 1,23 kg al km e alleggeriremo i componenti dell’8% entro giugno 2021.
Raggiungeremo l’obiettivo sviluppando bio-compositi termoplastici a bassa densità che saranno applicati al Metodo One-Shot®, il metodo più veloce al mondo per produrre componenti auto brevettato SAPA.
Perché le emissioni di CO2 delle automobili, si vincono prima di tutto a motori spenti.
In poche parole?
Si tratta del sistema attualmente più veloce al mondo per produrre componenti auto. In pratica ti garantisce alti standard qualitativi certificati con:
Perché?
Perché il metodo One-Shot va a snellire i passaggi produttivi al massimo, arrivando in alcuni casi a dar vita al prodotto in un solo colpo di pressa, grazie a degli innovativi macchinari di stampaggio.
In questo modo il componente risulta:
So quanto sia importante per te trovare delle soluzioni affidabili e vantaggiose…
Se questi sono obiettivi che anche tu desideri raggiungere per le tue automobili, allora il prossimo passo da compiere è quello di chiedere subito informazioni sul metodo One-Shot.
A presto,
Giovanni Affinità
General Manager e Membro del Consiglio di Amministrazione SAPA
Valutiamo insieme l’applicazione del metodo one-shot® al progetto su cui stai lavorando. compila il form che trovi di seguito, verrai contattato entro 24 ore!