Il nostro blog
Qual è il tesoro che i big dell'automotive stanno cercando in Cina?
Ognuno di noi ha le sue idee sull’elettrico.
È una bolla senza futuro? O una vera rivoluzione?
Poco importa in questo caso. Quando si muove un colosso come la Cina, ti fermi e rifletti. In che direzione sta andando il mercato. E perché? Quali sono i rischi? Quali le opportunità?
Che tu scelga di viaggiare su un’auto elettrica cinese o no, molte (anzi moltissime!) persone sono pronte a farlo. E saranno sempre di più.
Intercettare il cambiamento è parte del nostro mestiere, lo sai bene. Non farci trovare impreparati è il nostro dovere.
Seguimi, fotografiamo insieme la realtà.
Nel 2018, sono state vendute più auto elettriche in Cina che in tutto il resto del mondo messo insieme. E si va verso un nuovo record nel 2019. A giugno le vendite di elettriche in Cina sono cresciute di ben l’80%, fino a 152 mila unità portando il consuntivo del primo semestre a 617 mila vetture.
Per intenderci, quasi il 50% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il più popolato paese al mondo si è innamorato della mobilità elettrica?
Diciamoci la verità. La politica del governo – piuttosto che l’economia di mercato – ha creato la mania delle EV cars.
Per quasi un decennio il governo cinese ha investito nel settore dei veicoli elettrici: l’equivalente di circa 60 miliardi di euro immessi sul mercato, un fiume di denaro.
Generosi incentivi fiscali e sussidi per i produttori di automobili e i consumatori, infrastrutture di ricarica in tutto il paese, restrizioni alle vendite e all’uso delle auto a combustione.
L’hanno preparata molto bene, non c’è dubbio.
Oggi, i veicoli elettrici hanno assunto un ruolo nella vita quotidiana dei cinesi sconosciuto alle nostre latitudini.
Sei stato a Shenzen? Non c’è un posto migliore per toccare con mano questo fenomeno.
Parliamo di uno dei centri tecnologici cinesi, unica città al mondo ad avere autobus elettrici al 100%. Oltre a essere, peraltro, una delle prime municipalità a fissare un obiettivo per sostituire tutti i taxi a benzina con nuovi veicoli elettrici.
Coincidenza? Macché. Shenzhen ospita BYD, uno dei maggiori produttori di veicoli elettrici al mondo.
Tutto torna, vero?
Riassumendo, non c’è un altro Paese al mondo che abbia mai investito tanto e abbia un piano così chiaro, definito e concreto per lo sviluppo della mobilità elettrica.
Perché? Per ripulire l’aria delle sue città, certo. Per avere una minore dipendenza dal petrolio, che la Cina deve importare, ovvio.
Ma anche e soprattutto perché la Cina è e resta il maggiore mercato automobilistico al mondo.
E quindi?
Beh, ti sarai accorto che non ci sono auto di fabbricazione cinese sulle strade di New York, Tokyo, Francoforte, Parigi, Roma o Seul. I più grandi costruttori automobilistici globali sono altrove!
La loro posizione è forte e radicata. Sfidarli sul loro campo costerebbe tantissimo tempo e denaro. Sarebbe una scommessa, ma con quali possibilità di successo?
“Ok, in trasferta è dura. Allora giochiamocela su un altro campo, e facciamo che diventi il nostro”, devono avere pensato gli amici cinesi.
Entro il 2025 si stima che saranno circa 80 le case automobilistiche di Pechino in scena sul mercato automotive globale, con una produzione tra i 2,5 e i 5 milioni di auto elettriche.
La strategia è chiara: favorire lo sviluppo delle EV cars e farsi trovare pronti alla rivoluzione.
L’obiettivo finale è ancora più limpido.
La Cina vuole essere leader tecnologico in un nuovo settore ad alta tecnologia, scavalcare i giganti dell’automotive. Vuole raggiungere la posizione di protagonista assoluta di un mercato che, fino ad oggi, ha potuto dominare soltanto all’interno dei propri confini.
Ma questo significa che i grandi produttori occidentali si arrenderanno e lasceranno campo libero alla Cina?
Dai, conosciamo entrambi la risposta. E infatti i grandi colossi si stanno già muovendo.
La competizione in questo ambito è già partita. E sarà durissima. Le opportunità offerte da un mercato sconfinato come quello cinese sono enormi, coglierle significherà rispondere alle esigenze di un mercato sconfinato con tempismo e qualità.
Tesla ha già piantato radici in Cina. Elon Musk ha raggiunto nel 2018 un accordo con i funzionari del governo di Shanghai per la costruzione di un impianto in grado di produrre fino a 500.000 veicoli all’anno, con un costo di costruzione di almeno 2 miliardi di dollari.
Capisci la portata dell’investimento?
Gigafactory 3, questo il suo nome, sarà operativo entro la fine dell’anno. Si tratta del primo impianto di produzione di Tesla in Cina ed è anche la prima fabbrica di veicoli elettrici interamente di proprietà di una casa automobilistica straniera nel paese.
Volkswagen hai già mosso i suoi passi, dichiarando di volere produrre 22 milioni di auto elettriche entro il 2028, oltre la metà proprio in Cina, paese nel quale intende presentare 14 nuovi modelli di EV car entro l’anno.
Renault, è notizia dello scorso mese, ha ufficializzato una nuova joint venture con i cinesi di Jiangling Motors Corporation per la produzione e la commercializzazione di veicoli a zero emissioni.
Anche noi di SAPA, senza volerci porre alla pari di questi colossi ma con grande ambizione, abbiamo accettato la sfida. Il nostro plant di Shanghai è già operativo.
Nessuna delocalizzazione della produzione ma, al contrario, appunto, un nuovo sviluppo utile ad aggredire il mercato locale e di prossimità.
Ci piace pensarla come un’ulteriore testimonianza della capacità italiana di saper leggere i cambiamenti in atto e imporsi all’estero. Per farlo conosciamo una sola ricetta, che è quella che ci ha insegnato mio padre ed è ancora alla base di tutto ciò che accade in SAPA.
Facciamo leva sulla bontà delle idee e su come queste siano in linea con i nuovi trend di settore.
SAPA Shanghai, di fatto, fungerà da avamposto in Cina permettendoci di rivolgerci in modo ancora più efficace, rapido e performante ai car maker locali ed europei che hanno stabilimenti in Cina così come ai car maker orientali, coreani e giapponesi in particolare.
L’obiettivo è infatti quello di far conoscere il Metodo One-Shot® e le sue innovazioni, che ben si sposano con gli obiettivi commerciali del mercato orientale.
• UNA SOLA ISOLA PRODUTTIVA, UN SOLO STAMPO: RISPARMI TEMPO ED ENERGIA CON IL METODO ONE-SHOT®
• IL METODO ONE-SHOT® È IL PIÙ VELOCE AL MONDO PER PRODURRE COMPONENTI AUTO: MASSIMIZZI LA PRODUZIONE
• IL METODO ONE-SHOT® È REPLICABILE PER QUALSIASI TIPO DI COMPONENTE: IL MERCATO RICHIEDE DI COSTRUIRE FINO A 5 MILIONI DI AUTO ENTRO IL 2025, TU HAI LA SOLUZIONE
• PRODUZIONE DIRETTAMENTE IN CINA: OTTIMIZZI I TEMPI PER SERVIRE IL MERCATO ORIENTALE
• RISPARMI TEMPO, ENERGIA E DENARO = + PRODUTTIVITÀ E PROFITTO
Le ultime ricerche del Reparto di Ingegneria dell’Innovazione di SAPA procedono infatti verso un’ottimizzazione dei processi produttivi e, allo stesso tempo, propongono l’utilizzo di nuovi materiali bio-compositi che possono rispondere alle esigenze del mercato zero waste, che richiede auto più leggere e meno inquinanti.
L’intero Metodo One-Shot® si basa sulla semplificazione del momento produttivo. Cosa che comporta dei risultati notevoli in termini di:
• Meno peso
• Meno tempo
• Meno sprechi
• Alti standard qualitativi
A oggi il Metodo One-Shot®, che è brevettato come il più veloce al mondo per produrre componenti auto, è utilizzato su cinque componenti già industrializzati: One-Shot® Window Frame, One-Shot® C Lower Pillar, One-Shot® Engine Beuaty Cover, One-Shot® A Pillar Bicolor, One-Shot® Aeroshield.
La vera rivoluzione, tuttavia, sta in realtà proprio nel metodo: One-Shot® non è un oggetto ma una modalità di produzione, uno stile, un modo di intendere l’auto, una filosofia.
Ogni componente può diventare One-Shot®.
E allora, chi sarà il primo car maker a cavalcare la rivoluzione e montare componenti One-Shot?
I giganti dell’automotive si stanno muovendo, il viaggio sulla via della seta è già iniziato e – puoi scommetterci – il percorso sarà decisamente trafficato molto presto.
Accetta un consiglio: mettiti in cammino in tempo, se non vuoi arrivare in ritardo.
A presto.
Giovanni Affinita
Executive Director e Membro del Consiglio di Amministrazione di SAPA
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